A seguito di momenti di scambio vissuti alla Scuola di Politica dell’Aquila a giugno 2016 e poi nelle giornate di Roma del 26 e del 27 novembre, come Trama di Terre (Imola), Progetto Lune-Nondasola (Reggio Emilia) e Casa delle Donne Migranti (Modena) abbiamo avanzato un’istanza al Coordinamento Regionale dei Centri per formare un sottogruppo che faccia da Osservatorio sulla migrazione femminile. Ci siamo interrogate sul livello a cui vorremmo dedicare questo Osservatorio: stare più sugli effetti dell’esperienza migratoria (in particolare rispetto all’accesso ai diritti) o sull’impatto che l’arrivo delle migranti ha avuto sul pensiero politico delle nostre associazioni, sui fronti di lotta comuni a tutte le donne? Ci siamo accorte, parlandone, che questi livelli si intrecciano tra loro, talvolta anche costringendoci a posizioni scomode, tanto ambivalenti quanto autentiche, molto ancorate alle nostre esperienze di lavoro con le donne. Per esempio, l’urgenza che sentiamo nel voler rivendicare diritti di cittadinanza per tutte, si scontra con la consapevolezza che con il femminismo abbiamo preso le distanze da questo tipo di riconoscimento neutro, perché come donne sappiamo che alla cittadinanza di forma non è mai corrisposta una cittadinanza di fatto. Questa filosofia di cittadinanza, escludente, ci sta stretta; possiamo decidere comunque di difenderla, vivendo questa contraddizione, pur di vigilare su quei diritti (proprio “di cittadinanza”) che abbiamo conquistato in altre epoche e che stanno venendo progressivamente erosi, a partire da chi tra noi è donna migrante.
Ben consapevoli che quando una donna migra nel mondo sta lasciando una forma di patriarcato per incontrarne un’altra, riconosciamo anche che i diritti garantiti da un passaporto europeo concedono quel tanto di respiro necessario a partire per rivedere il concetto di cittadinanza; e forse per trovare insieme, native e migranti, nuove forme di lotta a partire dallo sfruttamento che subiamo tutte come donne, nel lavoro pagato e in quello non pagato.Il tema della salute ci sembra possa aprire questo osservatorio, perché mette bene in luce come i due livelli si compenetrano (infatti anche le donne italiane stanno vedendo eroso l’accesso alla salute, in particolare quella riproduttiva; quali forme di lotta comuni sono possibili?). Un secondo tema riguarda quei progetti istituzionali (Sprar, Cas, anti tratta), progetti in cui molte delle nostre associazioni sono coinvolte. Come attraversiamo la contraddizione di offrire una possibilità di regolarizzazione “in cambio” dell’adesione delle donne a questo sistema di cittadinanza /accoglienza? Inoltre questo secondo tema ci permette a sua volta di fare da osservatorio anche sul livello dei diritti: per esempio cosa succede alle donne richiedenti asilo nei centri di accoglienza? C’è uno sguardo/approccio di genere nella loro accoglienza? Come è trattata la violenza che molte di loro hanno subito durante il viaggio?
Comunicato stampa – 27 ottobre 2017: I centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna per lo ius soli
[Il sottogruppo non è attualmente attivo]